Il ciclamino subisce gli attacchi di diverse specie di tripidi, insetti particolarmente polifagi. La lotta contro questo nemico n° 1 deve cominciare sin dalle prime fasi della coltivazione.
Talvolta la lotta chimica pone svariati problemi, in quanto non necessariamente gli insetti sono raggiungibili dai trattamenti fitosanitari, oppure hanno sviluppato una resistenza a questi ultimi.
E’ inoltre opportuno dosare bene i prodotti chimici per evitare ulteriori danni da fitotossicità.
Per contare le popolazioni di tripidi e svolgere trattamenti distribuiti nel tempo si può ricorrere all'uso di trappole cromotropiche blu cosparse di colla.
Per ridurre le popolazioni possono rivelarsi necessari due trattamenti alla settimana nel periodo estivo.
Nelle regioni mediterranee, durante la stagione calda, è preferibile utilizzare un trattamento bagnando abbondantemente la vegetazione.
Le irrorazioni a Volume Ultra Basso saranno riservate al periodo della fioritura.
E' inoltre possibile ricorrere alla lotta biologica.
I tripidi fanno parte dell'ordine dei Tisanotteri (succhiatori di cellule vegetali) e della famiglia dei Thripidae. Sono diffusi in tutto il mondo. Le principali specie di tripidi presenti nelle coltivazioni di serra sono:
I tripidi sono insetti polifagi, presenti su un gran numero di specie floreali di serra (140). In Francia, le specie maggiormente colpite sono il crisantemo, la saintpaulia, il ciclamino, la rosa, il pelargonio, la gerbera.
Il ciclo vitale dei tripidi è suddiviso in 6 stadi:
Per tutte le specie, la durata dello sviluppo dipende dalla temperatura. Per semplificare possiamo affermare che, in un certo intervallo di temperature (né troppo elevate, né troppo basse), la durata dello sviluppo è inversamente proporzionale alla temperatura. Per il tripide californiano, ad esempio, la durata del ciclo di sviluppo è di 15 giorni a 26°C e di 44 giorni a 20°C.
Al di sopra dei 35°C, il ciclo si arresta.
Le uova sono deposte singolarmente nelle cellule parenchimatiche delle giovani foglie, dei petali e dei gambi teneri. Una femmina, in tutta la sua vita, depone da 60 a 100 uova.
Dopo l'incubazione compaiono le larve, relativamente simili agli adulti. Hanno il corpo arrotondato, oblungo e si muovono grazie a diverse paia di zampe. Le larve sono aptere.
I due stadi larvali si nutrono abbondantemente.
Alla fine dello stadio larvale (dagli 8 ai 15 giorni) inizia il processo di ninfosi.
Le pupe rimangono immobili, spesso negli angoli bui, come il suolo, dove le larve si lasciano cadere per dare vita alla ninfosi. A distanza di 2/5 giorni, escono gli adulti.
Il colore degli adulti varia dal giallo chiaro al bruno, a seconda delle specie di tripidi. Il corpo è appiattito, di lunghezza compresa tra 1 e 2 mm a seconda delle specie. I maschi, in genere, sono più chiari e leggermente più piccoli delle femmine.
Sono muniti di 3 paia di zampe. Le ali ripiegate sulla schiena, sono strette e appuntite e i lunghi peli che le ricoprono consentono un volo planante che può variare, a seconda delle specie, da qualche secondo a qualche ora. Le femmine possiedono un ovopositore.
Nonostante sia difficile riuscire ad identificare correttamente le principali specie di tripidi sul campo, persino con l'ausilio di una lente d'ingrandimento, ecco alcune caratteristiche proprie a ciascuna di esse.
Il tripide del tabacco è diffuso in tutto il mondo, ad eccezione delle regioni polari. Presente nelle coltivazioni all'aperto di cotone, tabacco, colza, porro e cipolla, in serra si attacca alle cucurbitaceae, ai pomodori e a diverse specie orticole e ornamentali. Storicamente è uno dei primi organismi nocivi che si siano introdotti nelle serre.
La sua riproduzione è generalmente asessuale, in quanto i maschi sono rari. Le uova sono di color crema.
La larva è lunga 0,6 mm. E' di color crema, con una grande testa e occhi rosso vivo. Il secondo stadio larvale misura 0,8 mm e il colore varia dal giallo chiaro al giallo verde.
L'adulto è di colore grigio-marrone ed ha due paia di ali ripiegate sulla schiena. La femmina è lunga da 1 a 1,3 mm. Questa specie è interamente partenogenetica. A 25°C, la durata dello sviluppo è di 16 giorni e diminuisce con l'aumentare della temperatura. In serra si possono avere da 2 a 15 generazioni all'anno.
Questo tripide occupa tutta la pianta e trasmette il virus TSWV (Tomato Spotted Wilt Virus), agente responsabile del virus del mosaico bronzeo del pomodoro.
E' un organismo nocivo che attacca numerose colture: cotone, fragola, cipolla, albicocca, patata, arancia, colture orticole e ornamentali di serra. Il tripide californiano svolge un'azione particolarmente devastante: occupa tutta la parte superiore della pianta provocando danni soprattutto sui tessuti in evoluzione, come gli apici vegetativi e le gemme fiorali. Al contrario, poiché teme la luce, frequenta meno le foglie, di cui preferisce le pagine inferiori. E' molto polifago e difficile da estirpare.
Questo tripide è inoltre vettore di malattie virali. Trasmette virus come il TSWV (Tomato Spotted Wilt Virus), che provoca danni in condizioni di clima caldo, e l’INSV.
Il tripide californiano è stato importato dall'America, ed ha fatto la sua comparsa nelle serre con le talee di crisantemo. E' un organismo nocivo apparso prima in Germania nel 1984, poi nella Regione Parigina, nella Turenna, nei dipartimenti della Valchiusa e del Var nel 1986. Oggi è segnalato su tutto il territorio francese e in diversi paesi europei (Paesi Bassi, Gran Bretagna, Danimarca, Grecia, Spagna, Italia, Svezia, Norvegia,…).
Le popolazioni di Thrips Frankliniella occidentalis presentano lo stesso numero di individui maschi e di individui femmine, e pertanto la riproduzione è sia sessuale che asessuale.
Le larve sono di colore giallo-arancione. Gli adulti si distinguono da quelli del Thrips tabaci per il numero di segmenti che compongono le antenne (8 per il Thrips Frankliniella occidentalis, 7 per il Thrips tabaci). Il colore varia dal giallo chiaro al bruno; la lunghezza è di 0,9 mm nei maschi e di 1,2 mm nelle femmine. Inoltre, le femmine sono più chiare e più pelose. Nelle coltivazioni di serra si possono avere da 5 a 7 generazioni.
Il tripide delle rose è un organismo nocivo che attacca raramente anche i ciclamini e non pone problemi di lotta. E' presente solo in Europa e consuma principalmente i fiori, provocando ingenti danni alle coltivazioni di peperoni di serra nei mesi di maggio-giugno. In genere, le larve sono presenti sulle colture ornamentali da maggio a settembre. Le femmine ibernano ad iniziare da novembre nei detriti vegetali e nel suolo. Riappaiono alla fine dell'inverno e depongono le uova da febbraio in poi. Maschi e femmine sono presenti in numero uguale. Il maschio è giallo-marrone, la femmina è marrone. Gli adulti sono lunghi da 1,2 a 1,6 mm. Il colore delle larve varia dal bianco al giallo chiaro. Nelle serre, anche riscaldate, le femmine hanno un periodo di ibernazione obbligatorio a partire da novembre, per ricomparire all'inizio della primavera.
L'adulto è lungo da 1 a 2 mm circa ed ha una mobilità limitata. Il corpo, color bruno scuro, è stretto e appiattito. L'estremità dell'addome è arancione. La larva, di colore bruno-giallo, è lunga 1 mm.
La femmina si riproduce per partenogenesi e non si conosce l'esistenza di individui maschi. Lo sviluppo è continuo nelle serre calde. Le temperature ottimali per lo sviluppo sono comprese tra 20 e 28°C. I sintomi della presenza di questo tripide si manifestano da giugno a ottobre e si accavallano diverse generazioni (da 9 a 15 all'anno in serra).
Se ne riscontra la presenza anche sul ciclamino. L'adulto è solitamente di colore giallo pallido ed è poco diverso dagli altri Tripidi.
I tripidi temono la luce e preferiscono i tessuti vegetali teneri. Essi si concentrano soprattutto nei punti caldi della serra, nei bottoni fiorali e nelle gemme, queste ultime raggiungibili a causa delle loro dimensioni ridotte. Non è raro, tuttavia, individuarli anche in prossimità del bulbo, nelle giovani foglie non ancora del tutto sviluppate.
Scala di fogliami con danni di tripidi
In molti casi i danni si manifestano quando è ormai troppo tardi per intervenire in maniera efficace. I danni dipendono dallo stadio fenotipico della vegetazione.
Ad alimentarsi sono solo le larve e gli adulti che si nutrono esclusivamente del contenuto cellulare dei giovani organi in fase di crescita senza intaccare la linfa.
Nel nutrirsi, distruggono le cellule del parenchima con la loro unica mandibola e iniettano la saliva nelle cellule stesse.
Ha quindi inizio la lisi delle sostanze contenute all'interno delle cellule, sostanze che saranno successivamente assorbite dagli insetti.
Le cellule, ormai prive del loro contenuto, si riempiono d'aria, perdono la loro colorazione e seccano.
Nel ciclamino, questi attacchi si manifestano generalmente con diversi sintomi:
Anche le larve costituiscono una grave minaccia. Le larve di Thrips tabaci e Thrips Frankliniella occidentalis sono infatti in grado di trasmettere il virus TSWV (Tomato Spotted Wilt Virus). Quando le larve attaccano una pianta infetta da questo virus, possono diventare esse stesse portatrici del virus che, dopo essere stato assorbito dalla tromba salivare dell'insetto, attraversa la barriera intestinale per poi giungere fino alle ghiandole salivari tramite l'emolinfa. Dopo un periodo di latenza di alcuni giorni, la larva è in grado di trasmettere il virus. Lo stesso vale per l'insetto adulto che si svilupperà da tale larva. Il virus, al contrario, non può essere trasmesso alle uova.
Giovani fogliami affetti dai tripidi
La prima infestazione ha spesso origine da piante "portatrici" introdotte nella serra. Gli adulti possono arrivare anche dall'esterno, passando attraverso le aperture della serra (porta della serra, battenti), non solo perché volano, ma anche perché, grazie alla loro leggerezza, sono disseminati in modo naturale dal vento. Inoltre, sono in grado di diffondersi saltando.
Dopo una prima infestazione, i tripidi (larve e adulti) che saranno riusciti a passare inosservati e ad ibernare negli angoli caldi della serra o nelle vicinanze (nelle spaccature del suolo, sotto i detriti vegetali) riappariranno al momento dell'introduzione di una nuova coltura.
Fiori sciupati dai tripidi
La lotta biologica si basa sull'uso di predatori naturali dei tripidi. Generalmente si utilizzano gli acari della famiglia dei Fitoseidae e dell'ordine degli Acarina. Si tratta della specie Amblyseius.
Lo sviluppo di questi predatori presenta:
Una femmina fecondata depone una cinquantina di uova in 20 giorni. Le uova sono deposte sulla pagina inferiore delle foglie. Le larve nate da queste uova non si nutrono.
I due stadi ninfali, invece, sono molto mobili e molto attivi nella ricerca di cibo.
Anche gli adulti sono in grado di nutrirsi.
Ogni stadio consuma una larva di tripide al giorno.
Gli adulti e le ninfe hanno quattro paia di zampe (tre nelle larve) e sono di colore beige rosato nella specie A. cucumeris e beige rossastro nella specie A. barkeri. La durata dello sviluppo va da 6 a 9 giorni a 25°C, in base al tipo, all'importanza delle prede e al grado idrometrico.
Gli acari possono riprodursi in serra, a meno che non si utilizzino insetticidi ad ampio spettro d'azione. Sono presenti da marzo a ottobre, mentre in inverno rientrano nello stato di diapausa.
La specie A. degenerans sembra mostrare anch'essa una certa efficacia contro i tripidi. Essa, però, non entra in diapausa.
Gli acari pungono le prede (le larve del tripide) e le svuotano del loro contenuto. La specie Amblyseius cucumeris si attacca al primo stadio larvale. Si nutre anche di polline, favorendo un lancio preventivo del trattamento, ossia effettuato anche prima di constatare la presenza di tripidi.
Il successo di questa lotta dipende dalla qualità del cibo a disposizione dei predatori (se affamati, sono più voraci), dalla corpulenza delle larve, dalla specie del predatore e dalle condizioni ambientali.
Per una buona riuscita dell'operazione, è necessario un gran numero di questi ausiliari: si dovranno introdurre in serra da 100 a 200 individui per m2 ogni 8-15 giorni.
In commercio esistono numerosi prodotti messi a punto da Biobest, Ciba Bunting e Koppert.
Anche altri tipi di acari predatori sono efficaci contro i tripidi: la specie Hypoaspis miles può attaccarsi alle larve di tripide a condizione che queste si trovino sul terreno. I prodotti in commercio sono:
Le cimici fanno parte dell'ordine degli Emitteri, un sott'ordine degli Eterotteri. I nemici naturali dei tripidi che occupano le serre fanno parte della famiglia degli Anthocoridae. In particolare, si tratta dei generi Anthocoris e Orius, ossia di predatori molto polifagi (tripidi, pidocchi, acari...).
Tutti gli stadi di sviluppo delle cimici (7 stadi, di cui 5 ninfali) attaccano gli adulti, le ninfe, le larve e le uova dei tripidi. Le cimici catturano la loro preda con le zampe anteriori e ne succhiano il contenuto fino a svuotarla.
Le cimici del genere Orius sono polifaghe (tripidi, pidocchi, acari). In Francia se ne conoscono 9 specie.
Dal 1991, le cimici Orius sono state introdotte nelle coltivazioni di serra per lottare contro il Thrips Frankliniella occidentalis. L'Orius depone le uova nel tessuto vegetale. Le ninfe mutano colore secondo lo stadio di sviluppo, ma gli occhi rossi sono ben visibili in ogni stadio.
Gli adulti sono generalmente di color marrone, o addirittura nero, con macchie bianco-grigie.
A 20°C, lo sviluppo dura approssimativamente 20 giorni.
La specie Orius riconosce le sue prede al tatto; inoltre, la sua capacità di volare e di spostarsi le permette di scovare nuove colonie di prede.
I prodotti di Orius sp. in commercio sono:
Nella specie Anthocoris nemorum, l'adulto è lungo 4 mm ed ha una colorazione scura. E' munito di ali marrone scuro con disegno maculato di grigio, marrone chiaro e nero.
Il Verticillium lecanii è un fungo che si incontra spesso e che, tra l'altro, può attaccare gli artropodi. E' utilizzato assieme agli acari predatori.
Nei testi scientifici si parla anche dell'azione di miti succhiatori (Hypoaspis aculeifer) che si attaccano alle larve dei tripidi.
I ricercatori stanno conducendo studi su diversi tipi di funghi entomopatogeni, come le specie Metarhizium, Paecilomyces fumosoreus e Beauveria bassiana. I conidi costituiscono l'unità infettiva, e permettono di rigenerare il micelio del fungo. Questo micelio, grazie a diversi meccanismi di tipo enzimatico o per effetto della pressione meccanica, è in grado di penetrare la cuticola degli insetti. Una volta giunto all'interno, il fungo prolifica e infetta il corpo dell'insetto, che muore entro un periodo compreso tra 2 e 14 giorni dal contatto con le spore. Stando ai primi risultati, sembrerebbe che la specie Beauveria bassiana sia altamente patogena per numerosi organismi nocivi delle colture di serra, come i tripidi, gli acari, le mosche bianche, i bruchi, i ragni.
Non è facile lottare contro i Tripidi durante la fase di fioritura, poiché questi ultimi si nascondono nei fiori e nei bottoni fiorali.
Le uova, deposte nelle cellule parenchimatiche delle giovani foglioline, dei petali e dei gambi, non sono accessibili ai trattamenti insetticidi.
Neppure le pupe, camuffate negli angoli scuri come il substrato o il sotto i vasi, sono accessibili ai trattamenti fitosanitari.
La lotta chimica non è semplice da attuare, in quanto i tripidi sono difficilmente raggiungibili. Inoltre, il tripide californiano, sin dal suo arrivo in Europa, presentava una certa resistenza a numerose materie attive. E' necessario alternare le famiglie chimiche per evitare la comparsa di fattori di resistenza.
L’evoluzione costante delle regolamentazioni e delle registrazioni dei prodotti fitosanitari e considerate le diverse legislazioni presenti in ogni stato, non permettono di considerare lo stato attuale delle omologazioni. E’ obbligo di ogni produttore d’informasi presso l’ufficio fitosanitario locale per poter rispettare le ultime normative in merito dell’utilizzo dei singoli prodotti fitosanitari. Si consiglia vivamente di effettuare precedentemente una prova su un campione di pianta per valutare l'azione della materia attiva (dose) e la reazione della coltura (fitotossicità).
Questo documento contiene la descrizione dei metodi colturali ampiamente testati presso la S.C.E.A. di Montourey (Fréjus / Francia) relativi alla coltura del ciclamino. Queste tecniche danno ottimi risultati nelle condizioni colturali e climatiche di questa regione e potrebbero pertanto richiedere qualche adattamento se utilizzate in condizioni diverse. Ricordiamo che tutti i consigli e suggerimenti proposti hanno un semplice valore indicativo e che, in nessun caso, rappresentano una garanzia di risultato (eseguire prima alcune prove).
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